È il momento del Brasile. È il momento di riconsiderare la sua storia, la sua concezione di sviluppo, la sua idea di meticciato culturale. La sua posizione di Paese leader, tra i BRICS, lo pone come punto di riferimento economico e culturale tanto per il primo mondo, “povero di speranza”, che per il Terzo mondo “povero di ricchezza”. È l’ora, anche, di dire che questa non è più “la terra del futuro”, come predisse Stefan Zweig nel lontano 1941, ma del presente, o meglio, di un futuro che è finalmente arrivato e che fa di questo Paese un vero modello umano per le prossime generazioni.
L’ “indomito colosso”, citando le parole dell’inno nazionale, merita infatti da parte dei media un’attenzione seria e senza dubbio più accurata rispetto a quella dedicatagli durante il Mondiale di calcio e in vista delle Olimpiadi di Rio 2016. Il samba, la bossa nova, il candomblé, la comida (la gastronomia), la letteratura di Jorge Amado, di Clarice Lispector, di João Guimarães Rosa e di tanti altri autori, la politica e la storia sociale del Paese devono infatti essere raccontati con cognizione di causa e senza quel superiority complex (e lo chauvinismo, l’etnocentrismo, il razzismo) che ha caratterizzato, da sempre, tanti commenti.
Jacarandá – così si chiama l’Associazione Interdisciplinare Brasilianisti Italiani – è un nome che rimanda all’esotismo, alla lussureggiante natura tropicale, a mondi diversi; è un termine che rappresenta e contiene l’immagine di colore, calore, profumo, bellezza. Ma che non deve ingannare, poiché gli intenti sono ben chiari. I sette soci fondatori, docenti e ricercatori che fanno capo all’Università di Genova, di Brescia e di Venezia, e che provengono da discipline diverse, – Etnoantropologia, Storia, Letteratura – da decenni si occupano delle dinamiche che riguardano il Brasile: le religioni, l’emigrazione italiana e africana, i problemi della traduzione linguistica e culturale, i processi di costruzione dello Stato e della Nazione, le realtà indigene, l’opera delle organizzazioni non governative.
L’associazione, che non si vuole solo accademica, ma che è aperta anche a musicisti, giornalisti, scrittori, botanici, traduttori, cineasti e a tutti coloro che, in Italia e all’estero, si occupano con interesse e competenza del Brasile, si propone proprio di contribuire ad abbattere i tanti pregiudizi che riguardano “o país maravilhoso”. Altri importantissimi scopi, correlati all’impegno prioritario, sono quelli di favorire lo studio e la ricerca rivolta e relazionata al Paese sudamericano, di promuovere la formazione di studiosi e studenti interessati al Brasile, di favorire nuove produzioni scientifiche o di alta divulgazione, valorizzando peraltro quelle già esistenti.
Jacarandá potrà essere pertanto il punto di riferimento per Istituti ed Enti allo scopo di organizzare o supportare iniziative di carattere culturale – mostre, festival, congressi, rassegne specializzate, corsi di formazione professionale, istituzione di finanziamenti per corsi universitari -; in più l’associazione si pone come strumento d’intervento sociale, a favore delle comunità tanto brasiliane quanto italiane, al fine di favorire conoscenze, pluralismo, integrazione.
Questi, infine, i nomi dei soci fondatori: Bruno Barba, Luis Fernando Beneduzi, Anna Casella, Amina Di Munno, Luisa Faldini, Roberto Francavilla, Chiara Vangelista.
INFO: brasilianisti@gmail.com; www.associazionejacaranda.it