Tenace, sensibile e ribelle. Ma soprattutto vera. E’ questo il ritratto di una donna forte e femminile, determinata e altruista al contempo, arricchita dalle tante esperienze di vita vissute lontano dalla famiglia, e dai tanti ruoli interpretati nel corso della sua carriera.
Diana Iaconetti è un’attrice teatrale di grande spessore umano e professionale. Una donna che pur di realizzare il sogno di recitare per il pubblico del palcoscenico, dopo gli studi, ha deciso di allontanarsi dalla sua terra per trasferirsi a Roma e valorizzare ancor di più la sua indiscussa vocazione artistica. Ritorna a Cosenza, più raggiante che mai, dopo ben 11 anni, felice di omaggiare la sua città con il reading del libro “Il sangue rosa.
La strage delle donne” di Francesca Porco, Pellegrini Editore, da lei stessa ideato. Il suo è un teatro civile e di denuncia e diventa ogni volta un’occasione unica per parlare al cuore della gente e scuotere le coscienze di quanti sono sottomessi da un sistema che ha annullato quei valori indispensabili per vincere le battaglie più difficili. Valori come quelli racchiusi nel suo mongolo “Scelgo di essere Libera”, che l’attrice ha recitato accompagnata da un brano del Maestro Vincenzo Silvestris. Per un artista che tratta temi delicati come la dura lotta contro la SLA (denunciando anche le istituzioni colpevoli di aver tagliato i fondi per l’assistenza dei malati), o argomenti drammatici come la prostituzione minorile, catalizzare l’attenzione dello spettatore e contemporaneamente emozionarlo è tutt’altro che semplice.
Ma Diana impressiona, tant’è che la sua impeccabile performance teatrale ha impreziosito la platea del terrazzo Pellegrini, intervenuta numerosa per assistere ad un evento che ha avuto il merito di favorire una profonda riflessione sul tragico fenomeno del femminicidio e sulla necessità di fare della prevenzione uno strumento fondamentale per contrastare la violenza di genere. Sono proprio questi, infatti, i nodi centrali del volume di Francesca Porco che ha introdotto ogni brano recitato dall’attrice. Parole forti raccontano momenti crudeli, attimi in cui l’orrore rievoca il dolore di quelle anime innocenti strappate violentemente alla vita da uomini egoisti e incapaci di donare amore. «Anime fragili – ha spiegato l’autrice – come quelle di Fabiana Luzzi, Maria Rosaria Sessa e Roberta Lanzino». Così, quelle parole dense di significato esortano ad un rispettoso silenzio. E fanno mancare il fiato. «La violenza impone alla donna di sentirsi inutile», dichiara Diana. «Le chiede di non confidare più nelle proprie sensazioni e intanto ogni oltraggio commesso anche in presenza dei figli diviene assolutamente normale. “Può capitare! Che sarà mai?” ci si ripete. E’ invece no. Non è normale tollerare la violenza senza ribellarsi. Non è normale ricevere uno schiaffo». Non lo è per la donna e neanche per i figli che assistono impotenti, vittime essi stessi dei vuoti e delle insicurezze che si porteranno dietro negli anni. «Ecco perché è necessaria un’educazione alla parità, al rispetto reciproco sin dall’adolescenza – precisa l’attrice – in famiglia e nelle scuole. Bisogna dire basta quando si è ancora in tempo». Basta violenza perché “…più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta. Che uno dice: è finita. No, non è mai finita per una donna. Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole […]”, è scritto nel brano del celebre autore Jack Folla, “Donne in rinascita”, con cui Diana ha voluto concludere una serata speciale. Speciale proprio come “Nelle mani dell’orco”, lo spettacolo liberamente ispirato al libro di Francesca Porco che debutterà a Roma nel 2015, curato e realizzato proprio da lei.
Di Francesca Bonacci
Redazione Tcg News