COLOMBIA TROVA PACE DOPO 52 ANNI DI CONFLITTO

Il 23 giugno 2016 sarà una data da ricordare e da scrivere nei libri di storia Colombiana. Perché dopo ben 4 anni di trattative, il Presidente Juan Manuel Santos Calderón e il capo delle Farc (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia) Rodrigo Londoño, detto Timonchenko, hanno confermato con una forte stretta di mano all’Avana. il tanto atteso “patto di pace”.

Le prime parole sono state: “Non è arrivata l’ora di vivere senza più guerra”, hanno detto entrambi, “ma il momento di tornare ad essere in pace”, tra la commozione il leader Farc Londoño conclude dicendo “Possa questo essere l’ultimo giorno di guerra”, così dopo questo momento, il mondo intero inizia a festeggiare insieme ai colombiani, che in alcune città della Colombia hanno fatto festa e gioito per le sue strade.

Garante dell’accordo saranno le Nazioni Unite che, assieme a Norvegia e Cile, hanno mediato durante questo difficile negoziato. Il primo atto dell’accordo prevede la consegna di tutto il materiale bellico raccolto in oltre 50 anni dalle Farc. Le armi saranno consegnate all’Onu, che come si legge nel testo finale dell’intesa sarà chi “garantirà al popolo colombiano il suo abbandono completo e irreversibile”.

Leggere i punti dell’accordo (in spagnolo) : QUI

Questa sporca e lunga guerra ha provocato otto milioni tra morti, dispersi, rapiti, scomparsi, sfollati. Tantissimi hanno perso terre, case, fattorie, lavoro, amici, parenti.

  • Oltre 220mila morti
  • 45mila dispersi
  • 6,9 milioni di sfollati

Saranno necessari 60 giorni come minimo per il disarmo e oltre 6 mesi per il processo di smobilitazione Farc, comunque non sarà un processo semplice per ricucire tutte le ferite. Ci sono 20 mila persone tra uomini e donne, oltre a centinaia di medici, infermieri, ingegneri, tecnici e specialisti di varie discipline che devono tornare alla vita pubblica. Molti di loro nati e cresciuti in mezzo alla giungla, conducendo una esistenza fatta di assalti, combattimenti, saccheggi e sparatorie. Sono in effetti dei soldati. Inquadrati militarmente. Abituati a obbedire a regole e comportamenti che non esistono nella vita civile come alla Farc. Dovranno integrarsi con la popolazione che hanno spesso combattuto. Trovare un lavoro, magari studiare, specializzarsi, sposarsi, avere una casa e forse anche una famiglia.

Molti, da tempo con le tregue che resistono più o meno da quattro anni, si sono organizzati in bande. Hanno continuato a vivere di estorsioni, trafficando cocaina, pretendendo i pagamenti di una guerra che è finita. E che nessuno ne anche la Farc vuole più.

Smobilitazione FARC

I guerriglieri confluiranno in 23 zone transitorie e in altri 8 “punti” di raccolta. Le prime accoglieranno i militanti che negli ultimi tempi si erano riavvicinati alla popolazione civile. Gli altri ospiteranno gli accampamenti delle Colonne e dei Fronti che operavano nelle aree più remote del paese. I luoghi dove sorgeranno non sono stati ancora resi noti. Qui nessuno potrà avere delle armi e indossare le divise. La vita sarà soltanto civile e vigeranno le leggi in vigore in tutta la Colombia.
Sarà sempre l’Onu, attraverso un Comitato formato da un rappresentante del governo, uno delle Farc e dei paesi garanti, a gestire il trapasso, con questo si vuole evitare ritorsioni, vendette, regolamenti di conti. Comunque il governo colombiano è pronto alla collaborazione, solo si attende che anche i colombiani siano pronti a collaborare per l’inserimento alla “normalità” di queste persone a fin di uscire tutti vittoriosi, anche se ancora ci sono molte domande che si fanno in molti. Dove saranno esattamente ricollocati i guerriglieri? Di cosa e come vivranno queste persone dopo la smobilitazione? Saranno accettati in pieno della società civile?…

Comunque gli ordini di cattura nei confronti dei guerriglieri che smobiliteranno nelle aree sono sospesi. Ma per uscire dai campi, almeno nei primi sei mesi, bisognerà essere identificati e i viaggi motivati. L’obiettivo è normalizzare un processo che richiederà comunque del tempo. Le Farc potranno riorganizzarsi in partito e partecipare alla vita politica legale.

In tanto per ricordare questo momento storico si edificheranno tre monumenti, uno a New York sotto la sede dell’Onu, altro a Bogotà e l’ultimo a L’Avana.

di Elsy Aparicio | Tcgnews Roma
Foto: sito web della Pazfarc-ep.org