25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

I numeri di una piaga sociale: nel 2015 tre donne su dieci hanno subito vessazioni. E in troppe ancora non denunciano.

Picchiate tra le mura domestiche, violentate per strada, vittime di cyberbullismo.

Donne vittime di violenze fisiche e sessuali, persecuzione e stalking. Uccise dalla violenza dei loro compagni. Il 25 novembre, Giornata internazionale contro la Violenza sulle donne, è una data simbolo per far riflettere collettivamente sulla gravità di un fenomeno che non accenna ad arrestarsi.

 

“Solo nel 2015, dal 1 gennaio al 3 ottobre, 1100 donne tra i 18 e i 75 anni,  si sono rivolte al  “Telefono Rosa”, il servizio a disposizione di tutte coloro che voglio rompere la catena del silenzio”, ci racconta il Presidente Gabriella Moscatelli. “La paura di denunciare agli organi competenti dell’autorità giudiziaria non ferma le donne a rivolgersi a noi: parlano, anche perché sanno anche di essere assistite psicologicamente e legalmente”.

La crescita delle violenze è capillare in tutta Italia, senza distinzione tra nord e sud, con l’unica differenza che al centro-nord ci sono più organizzazioni di aiuto rispetto al sud, dove è vive ancora la cultura della ritrosia ad ammettere che si subisce violenza, per paura e soprattutto per vergogna.

Il 2015, inoltre, ha mostrato un abbassamento dell’età media delle vittime di violenza e soprattutto di chi la compie.

I moventi oscillano da quello passionale al possesso, spesso ci si trova davanti alla reazione violenta di un uomo che si ribella alla decisione della donna di voler interrompere un legame più o meno formalizzato.

Secondo i dati Istat di giugno 2015, in Italia, 6,788 milioni di donne hanno subito una qualsiasi tipo di violenza, fisica o sessuale, nel corso della loro vita. Il 31,5% del totale e la loro età oscilla tra i 16 ed i 70 anni.

“Un punto di partenza da parte dello Stato per cercare di arginare questo problema”, sottolinea Moscatelli, “potrebbe essere quello di educare al rispetto per la persona introducendo già dalla scuola primaria la giusta conoscenza sulla prevenzione alla violenza”.

Per combattere questo fenomeno scendono in campo i Centri Antiviolenza, ma manca spesso una corretta informazione preventiva. Molte donne, ad esempio, compiono l’errore di credere che una violenza domestica non possa essere denunciata. Al contrario: la polizia può chiedere in via d’urgenza una misura cautelare di allontanamento del coniuge dalla casa familiare con un divieto di avvicinamento e anche di comunicazione.

 

di Francesca Iannacone