A Roma la Festa di tutti santi alla messicana

Roma, 05 novembre.- In America Centrale e nell’America Latina, nel Giorno dei Morti (Día de los Muertos), oltre alla consueta visita dei cimiteri, si addobbano le tombe con fiori e bevande, oppure con i giocattoli (nel caso in cui il defunto sia un bambino). Il “Día de los Muertos” messicano è diventato Patrimonio dell’Umanità il 7 novembre 2003.

A Roma, presso la Basilica di Sant’Antonio al Laterano si è svolto il programma commemorativo in onore a Tutti i Santi al proprio stile messicano. Martedì 01 Novembre si è tenuta l’apertura della festività. Cecilia Salaices, organizzatrice dell’evento, da ben 7 anni è la portavoce di molte attività culturale all’insegna del folklore e della tradizione messicana a Roma. Salaices ha voluto dedicare l’altare ad un personaggio tanto amato in Messico e America latina, ma anche molto riconosciuto in Europa, al cantautore messicano Juan Gabriele, morto l’agosto scorso.

L’artista messicano David Beuchot ha preparato l’altare, con un magnifico risultato.

[images_grid auto_slide=”no” auto_duration=”1″ cols=”four” lightbox=”yes” source=”media: 10616,10617,10618,10619,10620,10621,10622,10607″][/images_grid]

L’altare dei morti

L’altare è un elemento immancabile nella celebrazione del Giorno dei Morti e tutt’oggi viene esposto in buona parte delle case messicane. Questa tradizione ha origine nella convinzione che gli spiriti dei defunti tornano nel mondo dei vivi il 2 novembre di ogni anno per passare un giorno con i loro parenti e consolarli dal dolore della loro mancanza.

In alcune abitazioni è ancora consuetudine preparare l’altare dei morti davvero suggestivi e colorato. L’altare deve contenere diversi elementi simbolici per facilitare allo spirito il suo viaggio. Ci sono elementi comuni ma nelle diverse regioni o paesi se ne aggiungono altri.  Tra gli elementi costanti appaiono l’immagine del defunto, la croce cattolica, l’incenso e copale come elemento purificatore, delle candele e ceri, dell’acqua che rappresenta la purezza dell’anima, dei fiori, i teschi di zucchero,  terracotta, gesso o altri materiali, il “pane dei morti” che rappresenta l’eucaristia, il cibo e le bevande che preferiva il morto ed alcuni oggetti personali perché ho scomparso possa ricordare alcuni momenti della propria vita.

Questo altare può essere a due piani per simboleggiare il celo e la terra, ma ci sono anche a tre piani come quello che Davide ha presentato in questa occasione, inserendo cosi il livello del purgatorio. Ma ci sono anche altri altari che hanno fino a 7 livelli che simboleggia la misura necessaria per raggiungere il cielo è riposare in pace.

[images_grid auto_slide=”no” auto_duration=”1″ cols=”four” lightbox=”yes” source=”media: 10607,10608,10609,10610,10611,10612,10613,10614″][/images_grid]

L’altare è rimasto in mostra nella cripta  della Basilica fino al sabato 05 novembre, data programmata per concludere “alla grande” questa festività con la presenza di un numerosissimo pubblico ed insieme alla partecipazione del Ballet Folklorico “Los Rancheros” di Susana Moraleda. Il ballet si è esibito  in sei tipi di balli tipici di alcune regione del Messico, quali: valzer tradizionale con la Sandunga, La Llorona, passando per Colas senza dimenticare il tanto acclamato Jarabe Tapaio che innalzò gli animi, tutte le danze presentate sono state coreografate dalla maestra Moraleda, artista e coreografa con molti anni di esperienze che porta alle spalle una carriera piena di soddisfazione e premi.

Dopo tutti insieme radunati per il brindisi con il tipico “ponche” (bevanda a base di vino rosso caldo con frutti e spezie) ed accompagnato dal pane dei morti. Ogni presenza e collaborazione hanno reso questo evento una festa unica e degna dei messicani residenti a Roma.

di Elsy Aparicio
Foto: Elsy Aparicio
Edizione di Angela Roig
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright TCG News