De Marchi (Pd): “Gli elettori hanno premiato la gestione del post-pandemia”
L’intervista con la consigliera comunale del Pd, riconfermata alle elezioni del 3-4 ottobre 2021 e nella rosa dei possibili assessori per il Sala-bis.
Un balzo di preferenze personali, da 1.200 a quasi 1.800, grazie a cui è volata al sesto posto nella lista del Partito democratico e che la pone tra i possibili assessori del Sala-bis. Diana De Marchi, insegnante nelle scuole superiori ed esponente milanese del Pd di lungo corso (è anche in segreteria regionale), è molto soddisfatta. “Sono felicissima del mio risultato”, commenta a MilanoToday.
Ti aspettavi questo successo al primo turno, con queste dimensioni, per Sala?
“Ci contavo, ma pensavo che sarebbe stato più faticoso. Credevo vi sarebbe stata più competizione, invece è stato un successo pazzesco. Ad un certo punto, con il candidato sindaco scelto dal centrodestra, avevamo capito che avrebbero avuto più problemi del previsto, ma pensavo che sarebbe stato più complicato nei Municipi, dove comunque pesano molto anche i contatti del singolo candidato con il territorio. Invece anche per i Municipi siamo riusciti a mettere in campo una rete fortissima con un traino notevole soprattutto dei giovani”.
Oltre al candidato sindaco, secondo te ha pesato qualcos’altro per il 57% di Sala?
“Credo che anche chi non vota a sinistra, al di là del candidato sindaco, abbia apprezzato come abbiamo gestito il post-pandemia. Molte persone si sono sentite protagoniste, sono state create reti informali nei quartieri con la regia del Comune. Questo, secondo me, ha avvicinato anche chi non era convinto del nostro sindaco. E’ come se molti avessero pensato che fosse giusto che andassimo avanti noi con il lavoro”.
Ora per te si profila un posto da assessora?
“So di essere nella rosa dei candidati, dopodiché chiaramente decide il sindaco. Come Partito democratico abbiamo avuto un successo enorme e quindi avremo sicuramente diritto ad un certo numero di assessorati, io sono la sesta. Vedremo. Decide il sindaco”.
Prima hai citato i giovani. Nel prossimo consiglio comunale ce ne saranno tanti e, a ‘brillare’, sarà in particolare Gaia Romani, proprio nel Pd, che ha conquistato 2.200 preferenze. La conosci bene perché è portavoce delle donne democratiche milanesi e tu lo sei delle donne democratiche lombarde. Che ne pensi?
“Con Gaia abbiamo lavorato tantissimo insieme, anche per essere più efficaci sulle politiche di genere, e sono entusiasta di lei e felice del suo successo. Penso che si meriti un posto nella giunta Sala, magari con deleghe che possano consentirle di incidere sui temi a lei più vicini. Soprattutto si è vista l’organizzazione della rete dei giovani democratici, un modello di come si costruiscono le candidature e poi si sostengono tutti insieme. I giovani del Pd si sono dimostrati determinati e anche capaci. La sua candidatura e quella di Federico Bottelli erano pronte a maggio e tantissimi giovani hanno lavorato per loro e per i candidati giovani nei Municipi”.
Qualcuno comincia già a parlare della Regione Lombardia, dove si vota nel 2023. Secondo te è contendibile?
“Lo è, ma con una organizzazione, un pensiero e una visione che devono essere elaborate adesso. Dobbiamo ammettere che sia andata bene la fase della vaccinazione, ma non dimentichiamo che quello che è successo prima è stato spaventoso. Sono anni che diciamo che quel modello di sanità non funziona: non c’è stata la prossimità, la territorialità, quindi la Regione è diventata più che contendibile ma dobbiamo arrivarci preparati ed essere abbastanza incisivi. Dobbiamo puntare in particolare sul tema delle donne. La pandemia ha mostrato che le difficoltà economiche e psicosociali sono in gran parte ricadute proprio sulle donne. Arriveranno tanti soldi (con il Pnrr) e dobbiamo pensare ai fragili e al tema di genere, oltre che alla scuola. Dobbiamo partire da chi ha mostrato alti livelli di disagio”.
E’ presto per avanzare un candidato governatore?
“Sì, è inutile adesso parlare di un nome, ma occorre iniziare a ragionare sull’organizzazione, costruire da adesso la rete, in particolare con i territori che non ci votano, e coinvolgere le persone intorno a un progetto diverso. Anche trainati da questo straordinario successo di Milano, dobbiamo metterci a lavorare subito con energia. Lo sosterrò anche in segreteria regionale”.
Come sarà la Milano dei prossimi anni?
“La vedo soprattutto come la città a quindici minuti, che riesce ad avere cura delle relazioni, intesa come ascolto e facilità nel capire i bisogni del quartiere. Il Comune deve fare da regia delle reti informali, a partire da chi è più fragile. La città a quindici minuti è una importante opportunità per andare incontro alle esigenze dei cittadini grazie alle realtà che fanno da sentinella. Andrà creato un raccordo strutturato con la rete istituzionale, ad esempio sul tema della violenza di genere, trovando momenti di incontro e abbattimento del pregiudizio reciproco. La rete informale e quella istituzionale si devono incontrare e ascoltare. L’obiettivo è che tutti conoscano i servizi presenti con una regia pubblica che faccia patrimonio di tutto ciò che c’è sul territorio”.
di Massimiliano Melley