Il presepe peruviano a Piazza San Pietro: dalle Ande alla culla della cristianità
Arriva dal Perù per la prima volta, dalla regione di Chopcca, e parla l’antica lingua degli Incas, il Quechua, il tradizionale presepe allestito a Piazza San Pietro per le celebrazioni del Natale 2021. L’evento, senza precedenti nella storia del paese andino, espone davanti agli occhi del mondo tutte le sue ricchezze culturali, naturali, e turistiche, affermando anche l’universalità della sua forte devozione verso la fede cristiana. Dio diventa peruviano e nascerà il 25 dicembre tra alpaca, lama vicuña e parihuana, e un condor che attraversa il cielo di Roma con la stella di Betlemme.
Con questo atto il Perù si unisce al Santo Padre e all’umanità intera per celebrare il messaggio di pace e di speranza che il Bambino Gesù porta con sé, ma soprattutto in questi tempi difficili, di diseguaglianze, povertà e di pandemia. Il presepe, composto da più di 30 pezzi, è stato realizzato da cinque famosi artisti originari dalla città di Huancavelica; con una densità di 10mila abitanti, la cittadina è collocata a circa 3.600 metri sul livello del mare, nel cuore delle Ande peruviane, lungo il territorio del Qhapaq Ñan, il Sentiero degli Incas.
La mangiatoia è fatta di pietra naturale, la “Cancanlla”, e l’Emanuelito sarà adagiato su un letto di Ichu, caratteristica pianta usata dalle popolazioni andine come foraggio per lama e pecore. Le statue che rappresentano la Vergine Maria, San Giuseppe, i Re Magi, lo stesso bambino Gesù e i pastori, sono state realizzate in ceramica, legno di Maguey e fibra di vetro, e indossano gli abiti tipici della cultura Chopcca, dichiarata nel 2014 Patrimonio Culturale della Nazione per la sua originalità, rappresentatività e importanza all’interno della cultura andina.
Gesù ha le sembianze di un bambino “Hilipuska”, così chiamato perché avvolto da una tipica coperta Huancavelica, e sarà legato con un “chumpi” o cintura intrecciata; i Re Magi avranno delle bisacce o sacchi contenenti alimenti caratteristici di Huancavelica, come patate, quinoa, kiwicha, cañihua, e saranno accompagnati dai lama che porteranno sul dorso una bandiera peruviana.
La nascita del Salvatore sarà annunciata da un angelo bambino, che suonerà̀ il tipico strumento a fiato chiamato Wajrapuco. I volti dei personaggi saranno gioiosi e accoglienti come quelli dei huancavelicani quando ricevono visite.
A duecento anni dall’indipendenza del Paese il nacimiento peruviano è uno spaccato di vita dei popoli delle Ande a simboleggiare la chiamata universale alla salvezza; incarnatosi per salvare ogni uomo e donna della terra, di qualunque lingua, popolo, cultura e nazione, l’Emanuelito, così lo chiamano affettuosamente gli abitanti di Huancavelica, viene celebrato con grande devozione in tutte le città della regione: si balla il “huayla”, con arpa e violino, in onore della nascita del Dio Bambino. Dimorerà nella culla della cristianità dal 10 dicembre per 45 giorni. “Non viviamo un Natale finto, per favore, un Natale commerciale! – ha esordito oggi papa Francesco incontrando una delegazione del Perù -. Lasciamoci avvolgere dalla vicinanza di Dio, questa vicinanza che è compassionevole, che è tenera; lasciamoci avvolgere dall’atmosfera natalizia che l’arte, le musiche, i canti e le tradizioni fanno scendere nel cuore”.
Macistes Diaz Abad, governatore della provincia di Huancavelica del Perù, parla con RaiNews del presepe peruviano a Piazza San Pietro. Come siete riusciti ad arrivare a poter presentare il presepe peruviano in Vaticano? Durante una visita della delegazione di Huancavelica a Roma nel febbraio del 2019, abbiamo incontrato l’ambasciatrice Elvira Velazquez e la rappresentante commerciale in Italia di PromPerù, Amora Carbajal. In quell’occasione l’ambasciatrice ci aveva consigliato di inviare una lettera a papa Francesco che avevamo scritto insieme al vescovo di Huancavelica per chiedergli il permesso di regalargli il presepe di Chopcca, in occasione anche del bicentenario dell’Indipendenza del Perù.
La lettera è stata accolta positivamente e da quel momento abbiamo iniziato a lavorare con il Ministero degli Esteri, del Commercio Estero, del Turismo e della Cultura, con la Chiesa e ovviamente con il governo di Huancavelica. Quali sono le caratteristiche di questa natività che arriva da una delle zone più alte delle Ande, Huancavelica? Stiamo parlando della comunità Chopcca che è costituita da 16 villaggi che è diventata patrimonio nazionale. Prima di questo l’artista, Manuel Breña, aveva partecipato ad un concorso di presepi in Perù organizzato dall’università cattolica e lo ha vinto proprio con la natività di Chopcca; in Vaticano abbiamo presentato tre proposte, tra le quali è stato scelto il nostro presepe. Credo che il presepe sia stato scelto per la sua originalità, per la sua umiltà e per il bicentenario dell’indipendenza del Perù.
In ogni caso durante le feste natalizie si prevede la visita di molti pellegrini che conosceranno la cultura millenaria del paese e avranno l’opportunità di conoscere anche la profonda religiosità che ha il popolo peruviano. Quali sono i legami di fede che uniscono il Perù alla Chiesa universale? La fede cristiana è grande in tutto il mondo. Nella regione di Huancavelica c’è un forte senso religioso. Le celebrazioni delle festività religiose a Huancavelica sono impressionanti e sono molto sentite.
Ricordiamo che nel Perù il cattolicesimo è la religione di maggioranza ed è praticata circa dal 90% della popolazione. Noi di Huancavelica, piccola regione delle Ande in Perù, desideriamo che il Vaticano, Papa Francesco e il resto del mondo sappiano dell’esistenza della nostra regione così ricca di cultura e di fede.
Il Perù è il primo paese dell’America Latina ad esporre un presepe naturale? La regione di Huancavelica è caratterizzata da tutto ciò che è tradizione e natura. Tutti i nostri prodotti sono naturali e organici. Gli artisti di Huancavelica si dedicano a questa arte.
Il presepe non è realizzato dalle macchine, ma dagli artisti e dagli artigiani della nostra regione. Sono cinque gli artisti che hanno dato vita a questa meraviglia e che sono un orgoglio per il Perù.
Nessun paese latinoamericano ha mai avuto l’onore di presentare il proprio presepe in piazza San Pietro. Speriamo che questo possa aprire la strada ad altri paesi latinoamericani o ad altre regioni del Perù. Durante il suo viaggio apostolico in Perù papa Francesco ha dichiarato che il maggior antidoto alla globalizzazione dell’indifferenza è Gesù.
Quanto è cambiata la situazione sociale, economica e politica in Perù? Il papa ha detto di non perdere mai la fede e la speranza. Questo è importantissimo per il nostro paese. Chiaramente vorremmo che le condizioni in Perù migliorassero per tutti, che aspiri ad un reddito medio e alla stabilità di una classe media, colmando tutte le differenze. Anche il Perù, come il resto del mondo, è stato colpito dalla pandemia, ma continuiamo ogni giorno a lottare per contrastarla; non è facile, ma il popolo peruviano è un popolo che è riuscito sempre ad alzarsi davanti alle difficoltà e alle contraddizioni sociali. Speriamo che il Santo Padre venga un’altra volta a trovarci.
Lei ha incontrato papa Francesco a nome della sua regione, cosa gli ha detto? Per una persona che ha fede incontrare Papa Francesco, il rappresentante di Pietro per tutta la cristianità, è un onore immenso, ed è stato un onore ricevere la benedizione per Huancavelica e per l’intero Perù. Vorremmo che Huancavelica non fosse conosciuta per essere la regione più povera del Perù.
È necessario dare la giusta importanza e la giusta considerazione alle regioni interne del nostro paese. Spero che il mondo, le organizzazioni non governative inizino ad occuparsi delle regioni dove lo sviluppo ancora tarda ad arrivare, affinché possiamo uscire una volta per sempre dalla condizione in cui ci troviamo.
Il Natale oggi più che mai, ha ricordato il Santo Padre, che non deve essere una festa commerciale. Nonostante tutto siete circondati da tante ricchezze naturali! Huancavelica e il Perù hanno molte ricchezze, alcune fanno già patrimonio dell’Umanità e dell’UNESCO, questo rappresenta un grande vanto per noi.
La nostra regione è anche ricca di terme, boschi, fiumi e lagune incontaminati; il bosco di Nubladu Amaru, ad esempio, è considerato il nostro piccolo paradiso delle orchidee, con oltre 327 specie; e ancora la Sierra de la Ventania a Churcabamba e le bellissime chiese risalenti all’epoca coloniale; le zone archeologiche come Inka Wasi o la Chiesa di San Giovanni Battista costruita su un centro Inca.